martedì 11 marzo 2008

Ottanta voglia di sport.
Una pizza con Hasse Jeppson!



Ottanta anni circa, ottantatre a maggio per la precisione, e tanta ma tanta voglia di sport ancora oggi.
Un po’ di tennis non può certo mancare ed un po’ , ma anche tanto, golf dalle parti della Cassia, non lontano dalla sua abitazione, è una precisa e puntuale abitudine
Ed il calcio, la sua antica passione che fu anche il suo primo mestiere ? tanto anch’esso ma solo alla TV per vedere il suo Napoli e molto, sempre molto, calcio inglese. Il primo per appagare il suo cuore il secondo il suo gusto da intenditore.

Parliamo di Hasse Jeppson , giocatore svedese ed in forza al Napoli negli anni ’50 , oggi deliziosa persona che nasconde , dietro un italiano ancora un po’ stentato, una grande umanità.

‘O Banco ‘e Napule, il Banco di Napoli, venne soprannominato per via dei centocinque milioni di lire che furono per lui spesi al fine di portarlo a Napoli e nel Napoli.
Chissà se valeva più lui o l’intero capitale dell’importante istituto creditizio del sud.

Per i napoletani assolutamente non c’era paragone e fra questi vi era mio padre.
Fosse in vita mi avrebbe raccontato ogni cosa di questo centravanti possente fisicamente, alto oltre un metro e ottanta, per quei tempi praticamente un vatusso, veloce e tecnicamente validissimo (piedi educati si usa dire oggi). Lui che l’aveva chissà quante volte visto giocare allo stadio , al Vomero, e chissà cosa avrebbe fatto solo per vederlo un attimo e stringergli la mano.

Ed invece a me, che non l’ho, ovviamente, mai visto giocare dal vivo, è capitata la fortuna di conoscerlo , e di apprezzarlo, durante una cena , un amarcord di tifosi che si stringono intorno ad un idolo non della loro generazione e, per questo, ancor più importante.

Certo, mio padre all’epoca avrebbe conosciuto un ragazzo biondo e dagli occhi azzurri.
Io ho conosciuto un uomo di ottanta anni, capelli bianchi ma occhi ancora azzurri e, soprattutto, con la stessa aria del ragazzo di tanti anni fa.


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